Il buono, il brutto e… Google

Il buono, il brutto e… Google

google, algoritmi e copywriting“Eh, signora mia, non ci sono più i copywriter di una volta”. Non sono stata una “copywriter di una volta”, semplicemente perché ho iniziato a fare questo lavoro in piena era web, e più precisamente nell’era del web 2.0. Sono una giovincella, insomma. Ma se dovessi immaginare come si faceva il copywriter prima dell’avvento della rete, campo in cui ci si è riversati a frotte manco fosse Eldorado, immagino un uomo, una donna, un androgino che si confronta col cliente, poi si chiude nello studio, ricerca, indaga, pensa, testa e scrive.

Queste fasi esistono anche oggi, ma se si è un web copywriter, si incroceranno con una condizione necessaria, anche se non sufficiente: scrivere per Google. Non sono un’esperta, ma un’apprendista copywriter (e spero di mantenere quest’attitudine anche quando sarò un’esperta), ma se ho imparato una cosa è che oggi al tavolo delle decisioni ci sono tre personaggi: il signor copywriter, il signor cliente e il signor Google. Un po’ il buono, il brutto e il cattivo.
 
Il copywriter rende buona (o almeno è ciò che dovrebbe fare) la comunicazione poco efficiente o addirittura brutta di un’azienda. Su questa operazione, sul web, vigila Google che fa un po’ la parte del cattivo. Una volta che i contenuti saranno online manderà in giro i suoi spider-scagnozzi, senza dire né come né quando, e deciderà se la scalata in Serp di un sito s’ha da fare o meno.
 

Copywriter, Kung Fu Panda e Karate Pinguino

panda e pinguino per seo copywritingPrima di iniziare a fare la copywriter, per me Google era solo un’utile scritta colorata che mio padre legge come si scrive. E gli algoritmi? Brutti ricordi del liceo. Fino a qualche tempo fa non temevo i panda e i pinguini come a scuola temevo l’interrogazione su seno, coseno e tangente. Fino a qualche tempo fa erano rispettivamente teneri orsacchiotti in via di estinzione e buffi uccelli che mi fanno tanta tenerezza per la loro incapacità di volare. Non sapevo che un giorno avrei dovuto “combatterci”.
 
Da qualche mese a questa parte mi sveglio la mattina con due domande in testa: “che tempo fa?” e “che combinerà oggi Google?”. Per fortuna, qui a Pennamontata, abbiamo Valerio Notarfrancesco, una sorta di stalker di Google, uno che non dorme di notte per capire come pensa il motore di ricerca più influente del web.
 
Proprio da un suo post su Google+, ho preso ispirazione per scrivere questo articolo. Riferisce Valerio che Google comprerà Frommer’s, un portale dedicato a guide e recensioni su attività, viaggi e turismo. Nell’articolo del New York Times riportato nel post in questione, il giornalista lancia la provocazione: lo scopo di Google non sarebbe più quello di proporre i risultati migliori e più rilevanti, ma diventare una media company, produttrice essa stessa di contenuti. Ergo, i contenuti più interessanti saranno quelli “scritti” da Google?
 

Google se la canta e Google ce le suona

Insomma, il rischio paventato è che pian piano possa venir meno il criterio “meritocratico” per il posizionamento dei siti web. E quali sarebbero le conseguenze per chi lavora sul web come copywriter, redattore web o seo? Lavorare in funzione del posizionamento sul motore di ricerca diventerebbe una lotta contro i mulini a vento?
 
La questione è più spinosa che insegnare a mio padre come si pronuncia Google. Eppure la politica del gigante di Mountain View sembrerebbe mirare verso tutt’altra direzione: Panda, Pinguino, Freshness sono tutti algoritmi ideati per migliorare la qualità dei contenuti sul web (se vuoi approfondire l’argomento leggi il post Corso Seo per Copywriter: scrivere per le persone oppure per Google?).
 
“Chi meglio scrive, meglio alloggia”, pare averci detto fino ad ora il signor Google. Però poi acquista Frommer’s dopo aver comprato Zagat, la guida ai ristoranti tramite recensioni dei clienti. La cosa influirà sul posizionamento di siti simili come TripAdvisor o Booking? Inoltre, come mi informa Valerio, se si conduce una ricerca informativa su google.com digitando, ad esempio, “Colosseo”, sulla destra compaiono mappa, foto e descrizione del noto monumento romano. L’utente che va a reperire informazioni da questi contenuti veicolati direttamente da Google, teoricamente, sarà meno persuaso ad aprire altri siti, premerà la bella X rossa in alto a destra e buonanotte ai suonatori.
 


C’è una scuola di pensiero secondo cui bisogna rendere a Google pan per focaccia: produrre contenuti migliori dei suoi. Che ne pensi?

Ora, come dicevo, sono un’apprendista copywriter (e mi basta) e di trust e antitrust ne capisco poco. Quello che so è che se ti allarghi troppo, il signor antitrust viene a bussare alla porta per rimetterti in riga. Signori della corte, secondo voi siamo di fronte a un caso di abuso di posizione dominante?
 
Insomma, spero davvero che copywriter, seo, redattori web, grafici e i vari strategist del web non debbano svegliarsi un giorno e, appresa la posizione nella Serp del proprio sito o di quello di un cliente, urlare a squarciagola: “Ehi Google, lo sai di chi sei figlio tu?”
 

 
Senza neanche accorgermene ho aperto una gran bella breccia, e già adesso posso scorgere i tuoi “sì, però”. Sì, però non tenerteli per te: commenta e condividi. 😉