Dallo zoo di Google, di animali ne sono usciti parecchi. Prima il Panda che, pacioso come sembra, in realtà assieme al bambù s’è mangiato di tutto e di più. In particolar modo i siti con contenuto duplicato. Poi è arrivato il Pinguino, che ha deciso di puntare dritto ai siti con backlink hard (quel zozzetto d’un Pinguino), tutt’altro che naturali. Infine, il più piccino di tutti, ma forse anche il più grande e il più importante: il Colibrì (di cognome Hummingbird, per gli amici Hum o Coli, dipende quanto amici sono).
E le aziende, chi più chi meno, giù a lamentarsi. Tutte a dare la colpa, per via di quelle penalizzazioni indigeste, un po’ al Panda, un po’ al Pinguino, un po’ persino al povero copywriter che ha sempre lavorato bene.
Ma, c’è un ma. Il copywriter che ha sempre lavorato bene (e per il bene del cliente) tutte queste pippe mentali non se le fa. E, per dirvela tutta, non se l’è mai fatte. Noi copywriter dal cervello vergiune (leggi mentalpippon free), noi che abbiamo scritto pensando al lettore – e poi, sì, rispettando sempre sua santità Google -, noi, ecco, noi il Colibrì non lo temiamo. Anzi…
Sono Hum. James Hum(mingbird) e sono qui per…
Me lo immagino io il Colibrì. Me lo immagino tipo Agente 007. “Sono Hum, James Hummingbird. E sono qui per sventare l’attacco di SEO gnuranti, per premiare la ricerca conversazionale, per farti vincere la fiducia dei tuoi lettori“. Ma chi ti vuole, chi ti cerca, chi ti ha chiamato, Humminstronz dei miei stivali? Ok, ok. Torno composta.
A proposito: sai perché Hummingbird si chiama così? Perché questo algoritmo è preciso e rapido, proprio come un colibrì.
Cosa cambia con Hummingbird (perché, cambia qualcosa?)
Il Colibrì, in sostanza, potrebbe essere un passo in avanti di Big G. verso la semantica naturale del linguaggio. Le keyword potrebbero non essere più l’elemento SEO centrale, ma il loro “contesto” (il contesto in cui l’articolo è contenuto, così come quello in cui riceve dei backlink, citazioni e co-citazioni) sì, invece.
Oggi, a cambiare oltre al focus – dalla parola chiave al contesto -, è il fatto che Hummingbird potrebbe ritarare l’interpretazione che Google dà della query di ricerca.
E allora perché allarmarsi tanto (a parte la modifica, a volte leggermente dittatoriale, delle query da parte di Google)? Non basterebbe continuare a scrivere contenuti utili, interessanti, di qualità, non copiati né rimaneggiati (sì, ce l’ho con te)? Perché, be’, quello che con Hummingbird un copywriter dovrebbe fare, non è nient’altro che:
- scrivere contenuti utili e di qualità. Sai che novità…
- lavorare sodo. Non basta prendere l’articolo del guru americano, rimaneggiarlo, tradurlo e pubblicarlo. Bisogna creare contenuti da zero, lavorare duro. Dimostrarsi meritevoli di like, commenti, convidisioni;
- scrivere potabile. Ecco, dietro a una banalità come questa è celata una grande verità. Il nuovo algoritmo Colibrì, infatti, si focalizza sul significato nascosto dietro le parole. Questo è dovuto, in gran parte, anche all’ascesa esponenziale del mobile. Più che digitare una o più parole, da smartphone le persone iniziano col motore una vera e propria conversazione. Ma di questo ne parliamo tra poco;
- creare relazioni con i lettori. Bisogna capire quello che le persone cercano. Ascoltarle, consigliarle e intavolare con loro una conversazione ricca e costruttiva.
- tenere stretto a sé il pubblico, nel momento in cui Google riesce a capire i vari legami che intercorrono tra autore/lettore attraverso Google Plus.
E ora ditemi voi quale, tra le varie voci dell’elenco, ignorava un bravo copywriter prima dell’arrivo del piccoletto. Ecco, la risposta la conosciamo tutti. Me lo conferma anche l’amica e collega Michaela Matichecchia.
Long Tail Keyword e Query conversazionale. Colpa Merito del mobile
Accennavo prima alla ricerca mobile. Ecco, questo forse è il vero cambiamento. Qualche tempo fa le persone digitavano “Copywriter” e Google restituiva loro le pagine che parlavano di “Copywriter”. Adesso Google sembrerebbe interpretare la ricerca in maniera diversa. Ci rimanderebbe, quindi, a una query più lunga, ricca e dettagliata in base alle informazioni che, come account Google, ha raccolto su di noi. La query, cambia, anche perché spesso effettuiamo le nostre ricerca con il comando vocale. Non stiamo più digitando. Stiamo ponendo a Google delle vere e proprie domande.
Quindi, con Hummingbird, Google potrebbe intepretare la nostra ricerca “Copywriter”, come qualcosa di più complesso, per esempio “Copywriter freelance Roma per testi persuasivi” (magari perché nei giorni precedenti abbiamo effettuato ricerche su “testi persuasivi” e perché ci siamo informati sui “monumenti di Roma”, tanto per dirne una). Questa è una long tail. Piccola curiosità: il termine “long tail” è stato coniato nel 2004 da Chris Anderson, che ne fa uso per la prima volta nel giornale Wired.
Non so se te ne sei accorto. Ma la ricerca conversazionale non riguarda solo il mobile o Google Now. Prova ad aprire Google Chrome. Lo vedi il simbolo del microfono vicino al campo di ricerca?
Prova a cliccarlo e a effettuare una ricerca. Sono sicura che, dovendo – che so – cercare l’altezza di Brunetta, non pronuncerai qualcosa come “Altezza Brunetta”, quanto piuttosto qualcosa di simile alla mia domanda (sono malefica, lo so).
Prima e dopo il Colibrì
Col Colibrì cambiano davvero i risultati? Come leggo dall’ottimo articolo di Search Engine Land, qualcosa è cambiato. Prima, per esempio, cercando “pizza hut calories per slice” Google rimandava a una pagina come questa, non al sito di Pizza Hut. Oggi, a questo tipo di domanda risponde direttamente il brand così e qui.
Sul cambiamento della query di ricerca, ce ne parla anche Matt Cutts in questo video.
Il segreto, se di segreto si può parlare, è cercare sempre di essere utili e lavorare nell’ottica della self-serve information. Self-serve information significa riuscire a creare contenuti così ricchi e completi di informazioni, che se una persona entra nel nostro sito/post/blog, trova lì tutto quello di cui ha bisogno. Non deve andare da nessun’altra parte.
Quindi, quali sono i miei copywriter-consigli?
Alla fine della fiera, ecco i miei consigli. Sono semplici, al limite del banale, perché so che scrivi già come si deve. Ma dato che repetita iuvant, eccoli qui:
- non incasinarti la vita con le parole chiave. Usale, ma non esserne ossessionato;
- cerca di arricchire i tuoi testi con contenuti extra come immagini, video, infografiche di modo da creare circolarità, contesto e completezza di significato;
- non dimenticarti di invitare il lettore in una conversazione. Dove? Nei commenti, ovviamente;
- ricordati che i segnali sociali, l’autorevolezza, i backlinks e tutti i fattori onpage restano sempre importanti per la SEO;
- alle parole chiave cerca di abbinare (se non preferire) le key phrases, ossia frasi specifiche che contestualizzino i contenuti (con sinonimi, spiegazioni, etc.);
- per far capire a Google il contesto, ricordati dei legami semantici e ripassa le basi, come l’algoritmo LDA (a tal proposito leggi quest’ottimo post di Valerio);
- quando scrivi i tuoi testi pensa in termini di conversazione;
- sii specifico. Meglio un testo focalizzato su un argomento, che un indigesto minestrone tematico. Magari pure riscaldato.
Detto questo, se ora la tua domanda è “Cosa ne pensi tu del Colibrì?”, la mia personale risposta è questa.
P.S.: Tanto per la cronaca, il nostro Seo Valerio non è d’accordo con me su tutti i punti. Tu che ne pensi di Hummingbird?