Copywriting, marketing, correzione di bozze e il mistero dell’isola delle scimmie

Copywriting, marketing, correzione di bozze e il mistero dell’isola delle scimmie

Monkey Island e copywritingBe’, perché fai quella faccia? Ognuno ha le sue fisse. Io, da piccola, giocavo a Monkey Island e adesso, che più tanto piccola non sono, ho ritrovato la voglia di farlo grazie all’iPad.
 
Terminata la mia copy giornata, arrivo a casa e mi sparo una mezz’oretta sul divano cercando di aiutare Guybrush Ulysses Threepwood a scoprire il tesoro dell’isola delle scimmie. Fin’ora sono riuscita solo a trovare un paio di magliette, fare a gara di insulti con la spadaccina Carla, dare un po’ di mentine a un carcerato. Nel mio modesto 26% di completamento gioco, però, ho scoperto delle cose interessanti. Tant’è che sono qui a parlartene.
 

Intromission marketing e pubblicità nei videogiochi? Yep

In questi anni, la pubblicità ha ampliato i suoi orizzonti. Banner, pop-up, cookies, campagne di guerrilla marketing: prima chi avrebbe mai pensato a queste forme di advertising? Con i nuovi media tutto diventa possibile. Diciamo che da copywriter, o comunque da addetta ai lavori, sono poche le trovate che mi stupiscono o che mi colgono impreparata. Però, ti assicuro, una cosa come quella che ho visto in Monkey Island non mi era mai capitata.
 
Il gioco consiste nello scoprire il segreto dell’isola. Il protagonista dal nome improbabile deve interagire con i personaggi del posto, utilizzare alcuni oggetti, risolvere degli enigmi. All’inizio, quindi, si ritrova (ossia, mi ritrovo) a parlare con dei pirati in un bar. A un certo punto, si imbatte in un tipino piuttosto strano. Un pirata che veste una giacca con una spilla appuntata: “Ask me about LOOM”. Allora Guybrush (ossia io) ci parla. Come puoi vedere nell’animazione che ho inserito, il pirata inizia a sponsorizzare LOOM, un altro gioco prodotto dalla LucasArts adventure game: la stessa casa di Monkey Island.
 
Guybrush non può interromperlo. Deve sorbirsi tutto il suo brodino promozionale.
 
Ecco un esempio di pubblicità inaspettata e, diciamocelo, anche alquanto fastidiosa, che non mi sarei mai aspettata di trovare in un videogioco.
 
Come ci sono rimasta? L’effetto è stato duplice: stupore di fronte all’astuzia del produttore; noia mortale per questa ennesima forma di intromission marketing.
 

Correzione di bozze e copywriting nei videogiochi? Nope

refuso Monkey IslandAbbiamo visto assieme come sia possibile infilare della pubblicità anche in un videogioco.
 
Adesso vediamo di capire se in un videogioco ci si possa infilare anche della sana correzione di bozze.
 
Da quanto ho potuto vedere nel mio sempre modestissimo 26% di completamento gioco, la risposta è no. Dimostrazione di ciò è lo screenshot che ho fatto (per scoprire come ci sono riuscita dal tablet, leggi questo articolo) che vedi alla tua sinistra.
 
“Mi faccerei strada”? WTF!
 
Allora, adesso capisco che un refuso possa scappare. Nessuno ne è immune. Però, suvvia, cosa cacchio vuol dire “faccerei”?. Capisco se invece di “farò” ci fosse stato scritto, che so, “ferò” o “faro”. Questi sì che sono dei refusi. Ma “faccerei” è roba che neppure Google Translate, grande produttore di baggianate, si permetterebbe mai di sfornare.
 
Detto ciò, stimatissimi amici della LucasArts adventure game, voi che avete prodotto uno dei miei videogiochi preferiti, voi che avete un intuito sopraffino per il marketing, voi che avete soldi a sufficienza per rivolgervi a un copywriter e a un correttore di bozze: fatelo. I’m begging you.
 

Ricapitolando…

Oggi abbiamo imparato due cose:

  • Dove c’è un prodotto, c’è pubblicità.
  • Dove c’è un testo tradotto, e non c’è un correttore di bozze, c’è un refuso.

 
Tu che ne pensi? Scrivi la tua opinione nei commenti. Stupiscimi come la pubblicità in Monkey Island.
 

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