Copywriter: ecco come mettersi in proprio

Copywriter: ecco come mettersi in proprio

Copywriter, vuoi metterti in proprio per lavorare in modo autonomo? Quanti dubbi però! Inoltre, tra una correzione di bozze e quegli ultimi articoli da scrivere che ti ha appena chiesto il cliente, non hai il tempo per andare da una commercialista. Proprio pensando a te, negli ultimi mesi ho raccolto tutte le domande e i dubbi di giovani professionisti, ben inteso, non solo copywriter ma anche webmaster, grafici, seo, etc. Ecco quindi tutte le domande che hai sempre voluto fare a una commercialista per metterti in proprio e iniziare la tua carriera da copywriter.

[valerio]Iniziamo a conoscere la Commercialista che oggi risponderà a tutte le domande su come mettersi in proprio: ciao Alessandra, vuoi presentarti ai lettori di Pennamontata?[/valerio]

[alessandraalberti]Mi chiamo Alessandra Alberti, vivo e lavoro a Siena. Dopo la laurea in Economia e gli immancabili tre anni di tirocinio, nel 2009 mi sono abilitata come dottore commercialista e iscritta all’Ordine dei Dottori Commercialisti di Siena.

All’inizio del praticantato ho avuto la fortuna di conoscere il forum GT e la sua sezione “Fisco e Leggi”: proprio in quel periodo cominciava a sentirsi forte il bisogno di fare un’analisi delle problematiche fiscali di chi lavora sul web; è questo un settore interessante di cui occuparsi, anche se in parte ancora inesplorato per il fisco o almeno per alcune Camere di Commercio.

Come studio, però, trattiamo varie tipologie di clienti, dai classici professionisti alle società, cercando di seguirli in tutte le necessità fiscali, contabili, previdenziali e societarie.[/alessandraalberti]

[valerio]Segui i clienti anche a distanza?[/valerio]

[alessandraalberti]Attualmente seguo dei clienti a distanza, ma si tratta di persone che ho avuto modo di conoscere personalmente e che cerco d’incontrare con una certa regolarità.

Ritengo che non possa valere una regola univoca, almeno per me: ci sono clienti con i quali è possibile instaurare un rapporto professionale anche a distanza, e altri con i quali non è possibile superare la distanza se si vuole offrire un buon servizio professionale.[/alessandraalberti]

[valerio]Entriamo nel vivo: dopo qualche lavoro svolto in via occasionale, ognuno giunge a chiedersi come intraprendere la carriera da copywriter o un’altra attività professionale.

Cosa deve fare una giovane copywriter per iniziare a lavorare in modo professionale e in regola con le leggi e le norme fiscali?[/valerio]

[alessandraalberti]Stiamo ipotizzando che la nostra giovane copywriter, o il nostro giovane copywriter, abbia già riflettuto abbastanza sulla costruzione di un progetto consapevole e professionale. In tal caso dovrebbe fissare un appuntamento con un commercialista per conoscere il quadro fiscale e previdenziale con il quale dovrà confrontarsi dal giorno in cui aprirà la partita IVA; ci sono diversi enti con cui occorre dialogare e la difficoltà nasce dal fatto che ognuno ha un proprio apparato legislativo.

Per carità, non è impossibile iniziare un lavoro autonomo – e in certi casi vale davvero la pena tentare – ma credo sia fondamentale preparare molto bene la partenza di una nuova attività, avendo compreso il più possibile cosa si dovrà affrontare.[/alessandraalberti]

[valerio]Che differenza c’è tra il libero professionista e la ditta individuale?[/valerio]

[alessandraalberti]La differenza ce la dice (o meglio, ce l’accenna) il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR): i professionisti sono persone i cui redditi derivano dall’esercizio abituale ancorché non esclusivo di arti e professioni e non da attività di impresa.

Cosa significa? Per le persone iscritte a un albo è facile individuare chiaramente il loro requisito di professionista e lo stesso sarà, ad esempio, per le figure di insegnante o di traduttore. In altri casi il confine tra la figura di professionista e quella di ditta individuale, in quanto attività commerciale produttrice di reddito d’impresa, sarà più sottile.

Occorre allora confrontarsi con il cliente e capire con domande mirate verso quale direzione vada l’attività principale e l’eventuale attività secondaria. In capo alla stessa persona potrebbero infatti coesistere due figure: rimanendo sulle professioni web, per fare un esempio, da un lato potrebbe esserci un’attività commerciale pubblicitaria in seno al lavoro di SEO e dall’altro la stessa persona potrebbe tenere un corso di linguaggi di programmazione presso una scuola privata. In questi casi è necessario parlarne a fondo con il cliente per riuscire a leggere il quadro complessivo ma senza farsi sfuggire le piccole sfumature che il cliente a volte appena accenna: il tranello può nascondersi in un banner che rende solo pochi euro al cliente.[/alessandraalberti]

[valerio]Cosa sono questi regimi fiscali di cui si parla, ad esempio quello ordinario e quello dei minimi? Quale conviene a un copywriter?[/valerio]

[alessandraalberti]Il regime ordinario è caratterizzato dalla presenza dell’IVA, dalla tassazione ordinaria IRPEF progressiva, dagli studi di settore, dalla dichiarazione IVA, spesso dall’IRAP e da altri obblighi eventuali quali la comunicazione IVA, etc. Non li elenco tutti per non tediare inutilmente.

Nel regime dei minimi (mi riferisco solo ai nuovi minimi dell’ultima riforma) non si applica l’IVA sulle fatture emesse, non ci sono altri adempimenti conseguenti legati all’IVA, non c’è IRAP, non c’è ritenuta d’acconto, si è esclusi dagli studi di settore e non occorre tenere i registri contabili anche se poi, operativamente, in ogni studio commercialistico vengono trattati e registrati come i clienti ordinari in modo da avere tutti i dati per predisporre la dichiarazione. L’imposta applicata al reddito è del 5% e, come tutti oramai sapranno, ci sono alcuni limiti per accedere e permanere nel regime, limiti legati al fatturato, agli acquisti, alle precedenti attività, etc.

Dare una risposta assoluta alla domanda “Quale conviene a un copywriter” è davvero difficile. Posso dire che la tassazione al 5% e la mancanza di una serie di oneri è decisamente allettante. Allo stesso tempo questo 5% non è IRPEF ma un’imposta sostitutiva e come tale non dà diritto alle detrazioni IRPEF: potrei pensare al caso di una giovane – ma già inguaiata – copywriter con tutti i requisiti per accedere al regime dei minimi che, però, ha un mutuo, un figlio e un marito a carico (non ci sono più i mariti di una volta…). Conti alla mano potrebbe risultare più conveniente per lei poter usufruire delle detrazioni IRPEF. Casi limite a parte, resta il fatto che anche in questo caso occorre parlare con il cliente per capire qual è il quadro complessivo che abbiamo davanti.[/alessandraalberti]

[valerio]Cos’è il codice attività? Come faccio a scegliere quello giusto? Quale codice attività consiglieresti a un copywriter, a un seo, a un consulente di web marketing?

Se voglio fare più cose, sono obbligato a inserire più codici attività?[/valerio]

[alessandraalberti]L’Istat ha fatto una classificazione delle attività economiche, attribuendo a ciascuna un codice identificativo. In fase di apertura della partita IVA, o nel caso che qualcosa cambi durante l’attività, occorre scegliere il codice (o più codici, se necessari) corretto per comunicarlo all’Agenzia delle Entrate. Questo è un passaggio delicato da definire ed è fondamentale parlare approfonditamente con il cliente: schematizzare queste professioni in una tabella potrebbe fuorviare qualche inesperto di materia fiscale.[/alessandraalberti]

[valerio]Ho sentito che c’è anche da pagare l’INPS. Cos’è l’INPS e come si paga? È vero che devo pagare circa 3.000 Euro anche se non riuscirò a fatturare niente?[/valerio]

[alessandraalberti]Chi è iscritto nella gestione commercianti INPS deve pagare i contributi fissi che sono pari a 3.200,96 per il 2012, nel caso di un reddito fino a € 14.930,00. Se il reddito è maggiore verrà applicata una percentuale sul reddito che eccede tale soglia.

Invece i professionisti senza cassa, iscritti alla Gestione Separata, versano il 27,72% del proprio reddito.

Occorre sottolineare che, anche se sono cifre alte che è difficile pagare volentieri, questi sono i contributi che andranno a costruire la nostra pensione. Inoltre, in quasi tutti i regimi fiscali, quanto pagato per i contributi diventa un onere deducibile in sede di dichiarazione.[/alessandraalberti]

[valerio]Oltre all’INPS ci sono altri costi? Devo pagare l’INAIL? La Camera di Commercio?[/valerio]

[alessandraalberti]L’INAIL generalmente non è dovuto, nell’ipotesi in cui non ci siano dipendenti.

La Camera di Commercio richiede un pagamento annuale per gli iscritti che a volte varia un po’ da città a città, oltre che in base alla presenza di unità locali. Diciamo che per una ditta individuale si parla di un centinaio di euro all’anno.[/alessandraalberti]

[valerio]Quanto costa la pratica per l’apertura della partita IVA?[/valerio]

[alessandraalberti]Il rilascio della partita IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate non comporta alcun costo; nel caso di iscrizione in Camera di Commercio, però, bisogna considerare che contestualmente occorrerà pagare i diritti camerali e i bolli, oltre al costo dato dallo studio e dalla predisposizione della pratica da parte del commercialista.[/alessandraalberti]

[valerio]Se guadagno poco, circa 500-600 euro al mese, posso comunque aprire p. IVA o mi conviene raggiungere una “certa” soglia?[/valerio]

[alessandraalberti]Più che di possibilità bisogna parlare di dovere, almeno se è nostro interesse muoversi nel rispetto delle leggi. Possiamo essere a tutti gli effetti imprenditori anche nell’ipotesi che non vi sia alcun reddito ma addirittura una perdita: accade molto spesso che un’attività non porti alcun guadagno nei primi anni, a causa dei costi dati dagli investimenti; è questa, probabilmente, la maggiore differenza tra un lavoro da dipendente e uno in proprio.[/alessandraalberti]

[valerio]Quanto costa chiudere la partita IVA se non riesco ad avviare l’attività?

Ho spese fisse se non riesco a guadagnare niente?[/valerio]

[alessandraalberti]Come per l’apertura anche per la chiusura non ci sono particolari costi se non quelli legati ai diritti e bolli chiesti dalla Camera di Commercio.

Le maggiori spese fisse sono senz’altro quelle legate alla gestione commercianti INPS, oltre al diritto annuo camerale e agli altri costi inseriti all’interno di un’attività: l’affitto, le utenze, i dipendenti…[/alessandraalberti]

[valerio]Cosa devo fare per aprire la partita IVA? In quale ufficio devo andare?[/valerio]

[alessandraalberti]Oramai la quasi totalità delle pratiche viaggia soltanto in modalità telematica: questo significa che occorre inevitabilmente rivolgersi a un intermediario abilitato, cioè un commercialista, ad esempio. È ancora possibile, però, aprire la partita IVA di un professionista presentando il modello compilato presso l’Agenzia delle Entrate.[/alessandraalberti]

[valerio]Posso lavorare da casa oppure sono costretto ad avere un ufficio?[/valerio]

[alessandraalberti]Se parliamo di professioni web non ci sono limiti particolari per svolgere l’attività da casa, almeno in attesa che una maggiore stabilità lavorativa consenta di pensare più in grande.[/alessandraalberti]

[valerio]Devo avere un conto corrente dedicato solo al lavoro?[/valerio]

[alessandraalberti]Questo aspetto è piuttosto importante perché se è vero che avere un conto corrente intestato alla ditta comporta sicuramente costi maggiori, è anche vero che soprattutto i minimi sono soggetti a un forte controllo sui movimenti bancari e proprio in virtù del fatto di essere esonerati dalla tenuta delle scritture contabili.
 
Occorre una gestione attenta del conto perché si potrebbe essere chiamati a rispondere dei movimenti in entrata e in uscita e a distanza di anni.[/alessandraalberti]

[valerio]Cosa sono i costi? Cosa sono i costi deducibili?[/valerio]

[alessandraalberti]I costi sono gli oneri che l’imprenditore o il professionista affrontano per ottenere dei ricavi. Per un negoziante saranno costi deducibili le merci acquistate, ma anche l’affitto del locale, le utenze, il commercialista, i salari dei dipendenti, etc.

Per un copywriter dei costi inerenti possono essere il computer, la connessione ADSL, i libri a tema, i mobili e l’affitto dell’ufficio, le spese pubblicitarie e i costi di telefono e auto ma sempre sottostando ai limiti imposti fiscalmente.[/alessandraalberti]

[valerio]Posso portare a costo una quota della parte dell’alloggio personale che uso anche per lavorare?

Se in casa ho un abbonamento per l’ADSL posso dedurlo?[/valerio]

[alessandraalberti]Rispetto a questa possibilità io suggerisco un atteggiamento cauto perché i primi presupposti perché un costo sia deducibile sono l’inerenza all’attività e la sua capacità di produrre redditi e queste caratteristiche devono risultare tali all’occhio “oggettivo” dell’Agenzia delle Entrate: l’alloggio personale, una sua parte, non sarà mai inerente quanto un ufficio che nasce con quella precisa funzione.

Se l’abbonamento è intestato sempre alla nostra giovane copywriter che ha aderito al regime dei minimi potrà scaricare il 50% del costo perché verrà considerato l’uso promiscuo dell’utenza.[/alessandraalberti]

[valerio]Vediamo di capire quanto guadagnerò. Come vengono calcolate le tasse?[/valerio]

[alessandraalberti]Semplifico volutamente la risposta.

Il totale dei ricavi meno il totale dei costi mi dà il reddito, sul quale vengono calcolate le imposte. Facendo un piccolo esempio:

ricavi    8.000,00 –

costi     1.500,00 =

———————

reddito  6.500,00

Nel regime dei nuovi minimi calcolo il 5% di imposte su 6.500,00, pari a 325,00. Per il primo anno, però, occorre quasi raddoppiare questa cifra perché lo Stato ci chiede il saldo per l’anno precedente e l’acconto per l’anno successivo, dato che – lui, Stato ottimista – si aspetta che noi si debba guadagnare almeno lo stesso importo. Dal secondo anno, se il reddito si mantiene costante, il saldo sarà un importo trascurabile e pagheremo solo l’acconto.[/alessandraalberti]

[valerio]Ho sentito parlare degli studi di settore. Cosa sono?[/valerio]

[alessandraalberti]Gli studi di settore sono dei questionari che occorre compilare e allegare alla dichiarazione dei redditi; le domande sono tarate in base al codice attività e, sulla base delle risposte fornite, consentono all’Agenzia delle Entrate di stimare il reddito del contribuente. Nel caso che la stima sia superiore al dichiarato, si è di fronte alla possibilità di accettare il verdetto, pagando le imposte sul reddito stimato oppure a quella di non adeguarsi agli studi di settore perché forti della consapevolezza che gli unici ricavi sono quelli dichiarati; sarà alta, purtroppo, la probabilità che possa seguire un controllo.[/alessandraalberti]

[valerio]Sono assoggettato agli studi di settore?[/valerio]

[alessandraalberti]Non si è mai assoggettati per il primo anno di attività così come per l’ultimo, mentre lo si è sia nel regime ordinario IVA che nel regime delle nuove attività produttive a partire dal secondo anno di attività. I minimi ne sono esclusi.[/alessandraalberti]

[valerio]Periodicamente quali obblighi ci sono? Ad esempio penso ai versamenti IVA, all’INPS e all’INAIL. Ogni quanto va versata l’IVA?[/valerio]

[alessandraalberti]Dipende. Generalmente IVA, INPS e INAIL hanno scadenze trimestrali che ovviamente non coincidono: altrimenti certi mesi i commercialisti si annoierebbero! Si inizia a febbraio con INAIL e INPS e a seguire ogni tre mesi; poi a maggio c’è il versamento dell’IVA del primo trimestre e così ogni tre mesi tranne per l’ultimo trimestre che slitta almeno di un mese. Ma la liquidazione IVA potrebbe essere mensile e nelle nuove attività produttive si versa annualmente. Dipende.

Oltre a queste scadenze, legate ad eventuali versamenti, ce ne sono molte altre in cui occorre dichiarare o comunicare dei dati: un esempio è la dichiarazione Intrastat.[/alessandraalberti]

[valerio]Come faccio la fattura? Quali diciture devo scrivere?[/valerio]

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L’impostazione della fattura cambia da regime a regime e cambia anche in ragione del cliente a cui è intestata: è possibile dare una risposta precisa solo considerando un esempio specifico.

Per il regime dei minimi potete fare riferimento a questo modello di fattura in Excel

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[valerio]Come è strutturata la fattura di un professionista? Di quali voci si compone?[/valerio]

[alessandraalberti]Nel corpo della fattura c’è un onorario, spesso una rivalsa previdenziale che insieme mi danno un imponibile sul quale calcolerò l’IVA (in alternativa potrei avere una marca da bollo da € 1,81); se non ci sono altre spese documentate e anticipate da sommare, imponibile più IVA mi danno il totale fattura. Infine potrebbe esserci la ritenuta d’acconto e il netto da pagare.[/alessandraalberti]

[valerio]Cos’è la rivalsa INPS? È obbligatorio inserirla?[/valerio]

[alessandraalberti]La rivalsa INPS è un contributo sui versamenti previdenziali che un professionista iscritto alla Gestione Separata INPS ha il diritto di chiedere al proprio cliente; diritto e non obbligo.[/alessandraalberti]

[valerio]Cos’è la ritenuta d’acconto? Chi la versa?[/valerio]

[alessandraalberti]La ritenuta d’acconto è una somma che i nostri clienti non ci pagano al momento di saldare la nostra fattura perché lo Stato chiede loro di versarla come acconto sulle nostre imposte.

Un esempio, senza IVA o altri particolari, chiarirà meglio.

Emetto una fattura di 100 ad un soggetto che ha la partita IVA. Il totale fattura è 100, ma al momento di incassarla il cliente mi paga soltanto 80, perché i 20 mancanti li dovrà versare allo Stato per noi. Questo non ci fa “perdere” quei 20 perché l’anno successivo, in dichiarazione dei redditi, noi vanteremo un credito verso lo Stato pari a totale delle ritenute che non abbiamo incassato dai clienti.[/alessandraalberti]

[valerio]Posso anche fatturare all’estero?[/valerio]

[alessandraalberti]
Non c’è alcun limite particolare salvo quanto previsto per i minimi che non possono effettuare cessioni all’esportazione. Ricordo che per effettuare operazioni con i paesi europei bisogna prima iscriversi al VIES.[/alessandraalberti]

[valerio]Devo applicare la marca da bollo? Se sì, come faccio per le fatture in Pdf? Sono obbligato a stamparle?[/valerio]

[alessandraalberti]La marca da bollo sulla fattura, quando prevista in alternativa all’IVA, è un obbligo: chi non lo rispetta è considerato a tutti gli effetti evasore dell’imposta di bollo.

Le fatture vanno stampate, completate con l’apposizione e l’annullamento della marca da bollo e spedite.

Impensabile anche l’alternativa di attivarsi presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate per assolvere il bollo in maniera virtuale: l’autorizzazione viene rilasciata solo per un volume di imposta di bollo emessa superiore ai vecchi cinque milioni di lire.[/alessandraalberti]

[valerio]Conviene analizzare il bilancino almeno un paio di volte all’anno? Perché? Quali vantaggi potrei ottenere?[/valerio]

[alessandraalberti]Il vantaggio è quello di monitorare la propria attività, per capire se si sta spendendo troppo o se invece è giunto il momento di effettuare nuovi investimenti; è importante anche per verificare di disporre di sufficiente liquidità in vista del pagamento delle imposte.[/alessandraalberti]

[valerio]Hai qualche consiglio finale da dare agli aspiranti neo copywriter?[/valerio]

[alessandraalberti]L’unico consiglio da dare è quello di essere il più possibile consapevoli di ciò che si sta facendo, senza muoversi troppo in fretta e comunque sempre e solo affidandosi ad un consulente che ci sembri chiaro, coerente e disponibile: il rapporto con il commercialista deve essere improntato alla serietà ma anche alla serenità e al rispetto reciproco.

In bocca al lupo a chi si appresta ad iniziare quest’avventura.
[/alessandraalberti]

[valerio]Ti ringrazio Alessandra per l’estrema pazienza.[/valerio]

Modello fattura in Excel per contribuenti minimi

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