Bounce rate: ecco come te lo abbassa un copywriter in 5 mosse

Bounce rate: ecco come te lo abbassa un copywriter in 5 mosse

Certe cose meglio farle alzare (come il numero di visite uniche di persone interessate a quello che offriamo, che hai capito?) altre, invece, meglio che si abbassino. Come il bounce rate, per esempio.

Il bounce rate, in italiano frequenza di rimbalzo, “è la percentuale di visite che non vanno oltre la pagina iniziale prima di uscire da un sito” (fonte: Google). C’è da farsi un piccolo esame di coscienza nel caso in cui una pagina abbia un buon numero di visualizzazioni ma un bounce rate così alto che nemmeno il Burj Khalifa a Dubai…

Occorre lavorare sulla frequenza di rimbalzo del proprio sito per garantirsi un pubblico “fedele”. Se una persona entra ed esce dal tuo sito così velocemente da infrangere la barriera del suono, Google potrebbe pensare che nelle tue pagine non ci sia niente di interessante, pertinente, utile. Se, come spero, il gigante scassabomboloniallacrema si sta sbagliando, ecco qualche consiglio easy da copywriter per far abbassare il bounce rate brutto e cattivo.

Prima di continuare, però, dato che le mie conoscenze SEO non saranno mai esatte come quelle di un vero SEO come Valerio, super SEO con i controbomboloniallacrema, chiariamo con lui questo punto.

Qualche chiarimento su bounce rate, dwell time e indicatori comportamentali:
Valerio NotarfrancescoDobbiamo essere chiari perché qui stiamo parlando di quelle che in gergo SEO si chiamano metriche comportamentali, ovvero indicatori di cosa fanno i lettori sulle pagine del nostro sito. A livello ufficiale non c’è nessun documento che attesti che il bounce rate, il click through rate o il dwell time siano fattori di ranking in positivo o in negativo. Sappiamo però da un articolo del 2011 che per Bing il dwell time è un fattore usato per controllare in qualche modo la qualità di un sito. Questo è stato visto da molti, me compreso, come un indicatore che anche Google potesse usare il dwell time per controllare i risultati di ricerca, le serp. Lo scorso ottobre, John Mueller, ingegnere di Google, in un’intervista afferma che Google non usa né il bounce rate né il dwell time.

Ora, considerate anche altre dichiarazioni dello stesso Mueller, ritengo che la sua affermazione sia stata troppo semplicistica e generalizzata. Noi sappiamo per certo che Google usa delle metriche comportamentali, dwell time o simili, per mostrare ad esempio più articoli dello stesso autore oppure non mostrare più i risultati di un dato sito. Quindi, in qualche modo, Google utilizza delle metriche comportamentali. Che queste poi siano anche usate come fattore di ranking positivo, ranking negativo, penalizzazione o solo come risultati non lo possiamo sapere con certezza, anche se ciò è alquanto probabile.

Inoltre, in tutto questo discorso, si inserisce anche la recente dichiarazione di un altro ingegnere di Google, Ryan Moulton, il quale ha dichiarato in un’altra intervista che gli algoritmi di Google non premiano sempre i contenuti migliori ma che esiste un bilanciamento tra i contenuti migliori e utili.

Termino dicendo che per determinare cosa è utile per gli utenti, Google potrebbe tenere in considerazione anche le metriche comportamentali, insieme ad altri fattori.

Adesso che Valerio ci ha chiarito (o confuso?!) le idee, andiamo avanti. Prendi una boccata d’aria e fidati di me.

Bounce Rate

1. Lavora sulle CTA

Avere delle Call to Action efficaci è importante. Importante perché il lettore possa interagire con il sito, non solo aumentare il suo tempo di permanenza.

Qui ho parlato di esempi di CTA che spaccano. Se sei un copywriter, saprai di certo come migliorare quelle già presenti nelle tue pagine web, quindi non perdere tempo: fallo ora!

2. Controlla la leggibilità delle pagine

La leggibilità di una pagina è data da un insieme di più elementi:

  • lunghezza
  • chiarezza e appetibilità dei contenuti
  • formattazione del testo
  • grafica.

Uno dei primi elementi su cui concentrarsi è la dimensione del font. Dato che il 95% del design è costituito dalla tipografia, bisogna dare risalto proprio ai caratteri.

C’è chi sostiene, come l’esperto di usabilità Oliver Reichenstein, che “16 pixel non è grande. È la dimensione del testo che i browser mostrano di default. È la dimensione che i browser sono stati progettati per mostrare. Può sembrare grande all’inizio, ma una volta che ci familiarizzi capisci subito perché chi progetta browser sceglie questa come dimensione di default“.

Dopo aver ingrandito un pochino il font, alleggerisci le pagine cemento con dei box ben progettati, immagini realizzate ad hoc, ricche di colori e contrasti e, laddove possibili, informativo-didascaliche.

3. Metti la quinta

Se le tue pagine web si caricano con una lentezza da latte alle ginocchia, ecco lì che arriva il bounce rate a rimbrottarti e castigarti.

Accertati di caricare nei tuoi post immagini di dimensioni e peso accettabili. Non inserire MAI l’originale; piuttosto, fa’ così: carica la foto su Smush.it. Una volta eliminati i bytes di troppo, allora sì che puoi aggiungerla al post.

Metti la quinta alle tue pagine web e controlla che si aprano in pochi secondi. La velocità è un fattore decisivo per il miglioramento della user experience.

4. Occhio a dove posizioni la pubblicità

Iniziamo subito col dire che Google ha iniziato da tempo a penalizzare i siti con troppa pubblicità above the fold. A questo aggiungiamo la cosiddetta “cecità ai banner” che tutti noi utenti web abbiamo sviluppato a mo’ di corazza. Cosa significa questo?

Significa che, anche solo con la visione periferica, riusciamo a identificare i banner pubblicitari e li saltiamo a piè pari, stufi come siamo di essere bombardati a destra e a manca dalla pubblicità.

Quello che ti consiglio di fare, se proprio non puoi rinunciare ai banner pubblicitari, è di renderli il meno invadenti possibile. Evita di posizionarli above the fold e, se utilizzi uno spazio per l’autopromozione, ascolta questo consiglio: non impiegare colori, stile, forme diversi da quelli aziendali. In questo modo non avranno un aspetto pubblicitario e verranno letti con maggiore probabilità.

5. Sii utile

Per fidelizzare i tuoi lettori, e quindi sperare in un bounce rate contenuto, la cosa più importante da fare è essere il più utile possibile. Ecco 3 elementi su cui puoi concentrarti:

  • inserire una casella di ricerca;
  • creare una bella pagina 404;
  • aggiungere, al fondo dei tuoi post, un box con altri post consigliati. Se utilizzi WordPress, esistono tanti plugin che ti permettono di farlo (questo per esempio).

Tu applichi già questi piccoli trucchi? Come fai ad abbassare il tuo bounce rate? Dai, dimmelo nei commenti.