Scalare la vetta della comunicazione: l’identità verbale e il tono di voce

Così maestosa, spaventosamente irraggiungibile. Eppure… La cima del Monte Everest fa paura, soprattutto se la si osserva dai piedi del gigante. Pensare di conquistarla sembra una chimera: la sfida richiede…

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Tone of voice italiani: qualche esempio

Si parla ormai tantissimo di verbal identity e tone of voice.
E se ne parla, per fortuna, perché per un brand usare una voce riconoscibile, diversa e al contempo autentica è diventato fondamentale per distinguersi dai concorrenti e ritagliarsi la propria fetta di visibilità (e clienti) sul mercato. 

Negli anni passati abbiamo assistito a un quasi totale appiattimento della brand personality dei marchi; oggi l’inversione di tendenza è sotto gli occhi di tutti.
Ci sono marchi che parlano come mangiano; marchi dal tone of voice sofisticato; marchi sprezzanti del bon ton; marchi che puntano tutto sull’ironia; marchi che usano una voce capace di far sognare.

Se siete alla ricerca di riferimenti per il vostro tone of voice, questo è il post dove abbiamo raccolto esclusivamente esempi di tono di voce in italiano.

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L’influenza del look and feel sulla brand image

Immagina di atterrare sulla home page del sito web di Apple e trovare tutti i testi in Comic Sans. Ora pensa di entrare su Amazon e di non riuscire a trovare la barra di ricerca.

Come ti sentiresti? Probabilmente avvertiresti spaesamento e fastidio.

Sai perché? Perché il look and feel che queste esperienze ti restituirebbero non sarebbe coerente con le associazioni che nella tua mente risuonano quando senti parlare di questi brand: Apple è sinonimo di design, Amazon di facilità. (altro…)

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La strategia dietro al rebranding di Hugo Boss

Se hai un problema di posizionamento da risolvere, quello che ti serve è una strategia, non il restyling del logo.

Mi sembrava importante comunicarti subito il principale “takeaway” di questo articolo – che poi è il principio che guida i progetti di rebranding di cui ci occupiamo qui in Pennamontata.

L’operazione di rebranding di Hugo Boss di cui ti parlerò ben si presta a mettere nero su bianco questo assioma.

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Business e branding strategy: al lavoro sulla rilevanza e sull’unicità dei brand

Se vi dicessimo “mattoncini per le costruzioni”, a quale brand pensereste? E se vi dicessimo “bibita gassata a base di cola”? Non serve avere il dono della telepatia per sapere…

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Pain point. Cosa sono e come utilizzarli nel copywriting e nel marketing

Cosa sono i pain point? Per rispondere a questa domanda, voglio raccontarti una mia esperienza con un brand di cosmetici.

Qualche giorno fa stavo facendo un giro sul sito di We Make-up, che vende i suoi prodotti solo attraverso il proprio e-commerce. Premessa: non sono un’amante dello shopping online. Io sono come San Tommaso. Devo vedere, toccare, provare. Tuttavia la pandemia di Covid-19 ha avuto effetti anche sulle mie abitudini d’acquisto e, mio malgrado, la maggior parte delle compere degli ultimi mesi le ho fatte tramite canali digitali.

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Semplificazione del linguaggio: esempi e consigli tratti dalla nostra esperienza di “sbrogliatrici”

Per consulenti finanziari, per banche, per piattaforme di servizi B2B, per assicurazioni… Sulle nostre scrivanie ne sono passati e ne passano parecchi di testi da sbrogliare. Ogni volta il lavoro…

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Trend della comunicazione: seguirli, crearli o ignorarli?

E prima i podcast, e adesso TikToK, e nel mentre tutti a usare un tone of voice ironico: i trend della comunicazione sono sotto gli occhi di tutti noi. A questo punto dobbiamo solo capire se seguirli, crearne di nuovi o ignorare del tutto il fattore T.

In questo articolo proverò a raccogliere le mie idee e a ragionare con te su quando, come, perché e se adottare un particolare trend e integrarlo nella nostra strategia di comunicazione e branding. Oppure no. (altro…)

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Combattiamo le mostruosità della comunicazione pubblicitaria sessista

Questo articolo è una chiamata alle penne e al buon senso. Parleremo di una mostruosità contro cui serrare i ranghi e muoversi coesi. Come? Combattendola tutti i santi giorni con il nostro lavoro.

Parliamo di pubblicità sessista e dei suoi tipici ingredienti:

  • doppi sensi a sfondo sessuale da far accapponare la pelle;
  • stereotipi di genere della peggior specie;
  • corpi oggettificati – per lo più femminili.*

Gli esempi sono superflui ma, se avete deciso di fare un’incursione nell’horror pubblicitario, basta fare una veloce ricerca in rete per trovarne a bizzeffe. Se, invece, avete ben presente di cosa stiamo parlando, continuate a leggere. (altro…)

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