Li riconosci perché, quando vengono messi di fronte alla “necessità” di utilizzare i social media fanno come gli struzzi da ufficio: nascondo la testa sotto pile di carta. Di chi sto parlando? Be’, mi riferisco alla grossa fetta di professionisti e imprenditori che ha paura dei social media. Questa gente i social li conosce, è consapevole delle loro potenzialità, ma non li usa come strumenti di marketing in azienda.
Quella che seguirà è una mia breve interpretazione dei dati pubblicati lo scorso 22 ottobre in un’indagine della Stanford University sull’uso dei social media.
No panic: non voglio annoiarti con dati che avrai letto millanta volte su tutti i blog di web marketing e social network. Oggi, piuttosto, ti voglio proporre una chiave di lettura che ho trovato da solo, scoprendo in prima persona questo strano comportamento, comune sia a professionisti addetti ai lavori sia a dirigenti e imprenditori.
Copywriter
Iniziamo ad analizzare il comportamento del copywriter. Ti parlo subito del copywriter solo per motivi “alfabetici”, non certo perché sto seguendo un ordine di fifoneria. Ebbene sì, ci sono tanti copywriter che temono i social. Questi, anche se hanno settato vari profili, sui social, li usano solo per motivi privati.
In questa categoria di social fifoni spiccano alcuni copywriter dell’era analogica, i quali guardano con distacco e sufficienza i nuovi media di comunicazione. Nella migliore delle ipotesi, questi copy-sauri offrono al “pubblico” suggerimenti obsoleti, pescati su qualche libro (inutile dirlo, cartaceo) pubblicato alcuni anni fa.
Ma i copy-sauri non sono gli unici copywriter social-fifoni. Ci sono anche i copywriter puristi dello stile, che mai e poi scenderebbero a compromessi con il registro e le dinamiche di comunicazione che ogni social network richiede ai propri iscritti.
L’aspetto che tuttavia terrorizza maggiormente i copywriter è la paura di vedere i propri lavori valutati dal pubblico dei social media. Un pubblico che si dimostra impietoso e senza scrupoli quando si trova a leggere stro[…]ate, ma altrettanto lusinghiero quando apprezza ciò che legge e inizia a retwittare, condividere contenuti e regalare +1 in un vorticoso susseguirsi di citazioni sui social. Citazioni che fanno bene al cuore 🙂
Consulenti di Marketing
Anche i marketer, dopo essersi ben nascosti dai loro collaboratori, si atteggiano come la celeberrima figura ritratta nell’Urlo di Munch. Perché cercano di tenersi lontani dai social media? Ecco quello che li terrorizza di più:
- le strategie di marketing studiate a tavolino manco fossero decisive per la Battaglia di Waterloo, strategie che naufragano come barchette di carta non appena i vari blog ripropongono la notizia;
- gli ossessivi clienti geek che continuano a intasare la bacheca Facebook con richieste di aggiornamento dei prodotti hi-tech dell’azienda;
- l’attacco diretto all’azienda sui social media e la rovina della brand reputation.
Dì la verita: anche tu rimpiangi i tempi in cui si lanciava una campagna di marketing e i risultati si analizzavano sui report forniti dal CED 18 mesi dopo…
Seo
I SEO fanno sicuramente parte della cerchia “consulenti di marketing”, però a loro ho voluto dedicare un paragrafo specifico.
Sì, perché ad alcune categorie di SEO i social incutono il terrore assoluto e definitivo, il terrore più agghiacciante che un essere umano possa concepire: quello della sua morte. Visto il trend, crescente, dell’impatto dei segnali social per il posizionamento su Google (abbiamo fatto una case history, leggila se ti interessa), si aprono, per alcuni SEO, queste drammatiche incombenze:
- trovare nuovi strumenti per analizzare i risultati, le serp, e i siti vista l’inadeguatezza di quelli attuali;
- trovare nuovi modi per capire perché un sito occupa una certa posizione non dipendendo più principalmente dai backlinks e dagli anchor text;
- buttare via centinaia o migliaia di domini e portali costruiti negli anni solo per posizionare i siti dei clienti;
- inventare nuove proposte da offrire ai propri clienti per convogliare traffico sui siti.
Imprenditori
Infine, ci sono anche alcune categorie di imprenditori, quelli che io chiamo breznev-imprenditori. Questi sono i professionisti che, davanti a ciò che non conoscono, preferiscono chiudere le frontiere dell’azienda, licenziare i direttori o chi a loro parere ha cercato di apportare novità in ufficio e, se tutto questo non dovesse bastare, sono capaci persino di scendere in guerra con i loro eserciti di avvocati contro i movimenti reazionari fomentati dai social network.
Costoro non temono reazioni negative dai social; il loro terrore è che arrivi qualunque segnale, perfino positivo che non sarebbero preparati ad accogliere e che potrebbe indurre in loro un forte stato d’ansia. No, per un breznev-imprenditore è molto meglio non fare nulla e aspettare che tutti ritorni com’era prima del 2007.
Hai altri esempi?
Credi anche tu che ci siano categorie di professionisti social media-fifoni? Se la pensi come me, dì la tua e magari aggiungi qualche altro esempi qui sotto, nei commenti.