Ci avevi mai pensato che il brand possa essere importante anche per la SEO? Se non lo avevi fatto, sono qui proprio per fartici riflettere. E te lo dico subito: il brand è un concetto fondamentale per la SEO e soprattutto per Google.
Alcune settimane fa discutevo su questo post di Google+ su come i segnali di branding possano essere l’unica difesa possibile contro gli ultimi algoritmi penalizzanti di Google. Tra tutti Penguin ma, soprattutto, la novità di questo agosto 2012: la penalizzazione per le segnalazioni di infrazione al copyright (se sei appena tornato dalle vacanze e non sai niente di questo nuovo fattore, leggi la discussioni su Google+ che ho segnalato sopra).
Per Google un brand è una fonte autorevole di informazioni e quindi merita più fiducia rispetto a un sito amatoriale oppure a un blog. Che significa? Che il brand ti protegge da attacchi di negative SEO e da altre forme di SEO delazione. Inoltre, permette di spostare più in là il confine oltre il quale scattano le penalizzazioni.
Come disse Mr. Schmidt quando era CEO di Google, internet sta diventando sempre più “una fogna a cielo aperto”, dove regnano informazioni false. I brand sono la soluzione, quindi, non il problema. I brand sono il modo per venir fuori da questa cloaca. Penso che oggi non esista strategia SEO più “universale” ed efficace del brand.
Come far capire a Google che siamo un brand?
Detto ciò, è importante sapere come inviare a Google i segnali giusti per fargli capire che si trova di fronte a un brand. Ecco un elenco di quelli principali.
Dominio
Il nome a dominio di un brand è quasi sempre il nome dell’azienda. Il sito dell’Alfa Romeo è alfaromeo.com (e nelle varianti nazionali) e non auto-sportiveggianti-italiane.com; il sito della Apple è apple.com e non computer-e-smartphone.com; il sito di Google è google.com e non motore-di-ricerca.com. Penso che sia chiaro il concetto, no?
Ricerche su Google
Un’azienda fa parlare di sé, fa promozione offline, è presente nelle fiere, sponsorizza squadre sportive, fa pubblicità sui giornali, in radio e in tv. Tutte queste attività portano le persone a cercare su Google il nome dell’azienda in questione. Quante più ricerche dirette per il nome dell’azienda vengono effettuate su Google, tanto più forte sarà il segnale che ci si trova di fronte a un brand.
Citazioni
In questo articolo ho menzionato diverse volte Google. L’ho fatto senza però inserire nessun link. Citare le aziende è una pratica normale, molto diffusa. Più citazioni Google trova nel web, tanto più alte saranno le possibilità di essere catalogati come un brand.
CTR dei brand
Il CTR in serp è la percentuale di click che un sito riceve quando viene mostrato nella pagina di ricerca. Se stai cercando il sito della Epson, è quasi impossibile che tu vada a cliccare su uno degli altri risultati diverso dal sito dell’azienda giapponese. Questo significa che il sito Epson avrà un altissimo CTR.
Link Building
Il discorso sulla link building è molto complesso e non vorrei dilungarmi più di quanto non stia già facendo. Comunque, ti ricordo che è necessario avere backlinks il più possibile diversi per sorgente, destinazione, qualità e testo di ancoraggio. Anche questo è un segnale di branding.
Fattori on-page di branding
Un’azienda, sia perché è obbligata dalla legge, sia per trasmettere fiducia al pubblico, mostra in modo ben chiaro i propri dati societari, compresi quelli fiscali (info sulla società, informativa sulla privacy, condizioni contrattuali, telefono fisso, etc.). Google è in grado di rilevare questi segnali, quindi, ricorda: partita iva e indirizzo della sede sempre presenti sulla home page e su tutte le altre pagine.
Social
Un’azienda usa – e si spera aggiorna – le pagine ufficiali dei principali social network. Non usa profili personali. I dipendenti possono menzionare sui loro profili social il fatto che lavorano per tale azienda. I clienti cercano sui social l’azienda e la citano con i metodi propri di ogni social network. Ancora i clienti, ma anche i fornitori, quando si recano presso la sede dell’azienda, possono fare i checkin nei vari social come, per esempio, Foursquare.
Tutte queste attività sui social, Google le utilizza come segnali per determinare se un sito appartiene o meno a un brand. Se capisce che è un brand, può decidere se fare il “buono” oppure no.
Conclusione
Concludo con una calorosa raccomandazione: è vero che un brand è più protetto e può anche osare qualcosa di più, ma non è immune dalle ire degli animali dello zoo di Google come Panda, Penguin e chi quali altri di zio Matt Noè Cutts.
Sapevi già di questo comportamento di favore di Google nei confronti dei brand? Cosa ne pensi? Ti sembra giusto o sbagliato?