C’è chi le ama, chi ne abusa, chi le odia, chi le usa a sproposito e chi le definisce un nuovo linguaggio. Sì, stiamo parlando delle emoji.
Ormai lo sai: l’Oxford Dictionaries (non proprio pizza e fichi, come diciamo a Roma) ha scelto come parola dell’anno 2015 quella che vedi in grafica.
Qualcuno dovrebbe dire a Mina che la sua canzone oggi potrebbe intonare questo ritornello: Emoji, emoji, emoji…
Bando agli scherzi. Perché l’Oxford Dictionaries ha preso questa decisione? Perché l’emoji Face with Tears of Joy, ossia viso con lacrime di gioia, è stata la più utilizzata a livello mondiale nel 2015.
Dopo questa notizia è successo il pandemonio.
Tutti lì a interrogarsi se le emoji potranno o no diventare la nuova lingua universale e c’è chi proprio non ci sta. Come il The Guardian, che alla notizia ha reagito così.
No, non l’ha presa bene. E credo non la prenderà bene nemmeno Mina.
Un’emoji vale più di mille parole, ma è una parola?
Per quanto io sia una emoji addicted, devo ammettere che faccio fatica a pensare che le emoji possano diventare una nuova lingua: sono simboli ricchi di significato ma privi di regole grammaticali e di sintassi.
Sono icone e, in quanto tali, presentano una stretta correlazione tra il segno e i concetti che evocano. Ci piacciono così tanto perché il nostro cervello elabora le immagini 60.000 volte meglio rispetto ai testi.
Anche se non considero le emoji alla stregua delle parole, è evidente che queste funzionino benissimo. Sia vicino alle parole sia da sole.
Vyv Evans, professore di Linguistica alla Bangor University del Regno Unito, infatti, ci ricorda che gli essere umani, quando parlano, hanno a disposizione più di 200.000 espressioni facciali: è come se le emoji fossero le espressioni facciali della comunicazione sul web.
Nella comunicazione mediata dai monitor, le emoji sono essenziali per creare empatia, e aiutano il ricevente a interpretare il messaggio.
Vediamo quindi come usarle al meglio nelle strategie di content marketing.
Paese che vai, emoji che trovi
Se tutto il mondo è paese, perché le emoji vengono usate un po’ ovunque, è pur vero che ogni paese ha le sue emoji preferite.
Prima di produrre contenuti per l’estero, ti consiglio di leggere la ricerca di SwiftKey, che ha analizzato 60 categorie di emoji in Stati che parlano 16 lingue diverse. Il risultato? Ogni lingua ha le sue emoji del ? (Scusa, non ho resistito!)
Ecco un breve estratto della ricerca. Guarda come cambia la scelta delle emoji in questi sei Stati.
Come usare le emoji nella comunicazione digitale
Tutti, senza distinzione di età e lingua, usiamo le emoji. Sono i millennials, però, quelli che non riescono proprio a farne a meno.
Per i più giovani le emoji rivestono la stessa funzione delle parole ed è per questo che molti brand le usano per interagire con questa fetta di pubblico. Un esempio fra tanti la Durex che, a novembre 2015, ha lanciato la campagna #CondomEmoji per convincere l’Unicode Consortium a creare l’emoji preservativo.
La ricerca della Durex, infatti, mostra che l’84% dei ragazzi tra i 18 e i 25 anni preferisce parlare di sesso attraverso le emoji; così il brand ha realizzato questo video per creare la condom emoji e sensibilizzare i giovani sulla prevenzione dell’AIDS.
Un altro brand che ha utilizzato in modo originale le emoji è Domino’s Pizza, la catena internazionale di pizza a domicilio che, a maggio 2015, ha lanciato #EasyOrder, la campagna che permette alle persone di ordinare la pizza inviando questa emoji: ?
TEXT ORDERING.
TODAY.
THIS IS NOT A DRILL.? <- this is a drill*
*ok fine it’s a screw but just go with it pic.twitter.com/FAEtK12UUO
— Domino’s Pizza (@dominos) 15 giugno 2015
L’iniziativa ha avuto un enorme successo. Pensa che l’engagement del brand è aumentato del 51%!
Il ferro va battuto finché è caldo, così Domino’s Pizza, a pochi mesi di distanza, ha lanciato una seconda iniziativa chiamata #EmojiLiteracy, che insegna agli utenti a usare le emoji.
If ? looks the same as ?, go to http://t.co/Ljb5Ykjzwm right now. You don’t have to live this way. #EmojiLiteracy pic.twitter.com/juUGbNda83
— Domino’s Pizza (@dominos) 23 luglio 2015
Emoji e Facebook
Parole, segni, disegni. Una cosa è sicura: le emoji sono versatili, attirano l’attenzione e riassumono non solo parole ma veri e propri concetti.
Puoi utilizzarle nei copy dei post di Facebook quando vuoi introdurre o sottolineare un’idea, e perché non usarle anche nelle creatività? Noi lo facciamo spesso, e il risultato sembra piacere molto agli utenti, millennials e non.
Dateci un caffè… corretto. 😛
Pubblicato da Pennamontata su Lunedì 15 febbraio 2016
Emoji e Twitter
Se c’è un social in cui le emoji sono il tuo miglior alleato questo è Twitter.
I 140 caratteri spesso non ci permettono di dire tutto quello che vorremmo, ed ecco che le emoji arrivano in nostro aiuto.
Guarda questo tweet.
✉ Benvenuto nel mondo delle welcome email. Scrivile così: https://t.co/DOdv73yDpU#copywriting#scrittura pic.twitter.com/tClxlDrq1n
— Pennamontata (@Pennamontata) 22 febbraio 2016
L’emoji della letterina postale, all’inizio del tweet, evidenzia subito l’argomento dell’articolo e rende il copy visivamente più accattivante.
Puoi usare le emoji anche per creare dei tweet verticali. In fondo Twitter ci dice che dobbiamo usare 140 caratteri. Ma non ci dice come, no? Allora sfruttiamo più spazio possibile!
La pagina 404 deve essere:
✔ chiara
✔ usabile
✔ creativaFai così ✏ https://t.co/6Lvk1lYr7d#copywriter pic.twitter.com/aJlTierUNm
— Pennamontata (@Pennamontata) 7 febbraio 2016
Questi piccoli segni colorati sono degli strumenti potenti, da non sottovalutare. Larry Kim, fondatore di WordStream, ha testato l’engagement dei tweet con e senza emoji. Il risultato? I tweet con le emoji hanno un tasso di engagement più alto del 25,4% rispetto a quelli senza.
STUDY: Emojis make it easier way for consumers to give advertisers feedback to improve their marketing initiatives ?? pic.twitter.com/n6rM34gktj
— Larry Kim (@larrykim) 7 ottobre 2015
Emoji e newsletter
La mattina scarichi la posta ed eccola lì, la cascata di email del buongiorno. Immagina di vedere, tra un oggetto testuale e l’altro, un disegno colorato. La tua attenzione non viene immediatamente attirata?
Allora perché non usi le emoji nell’oggetto delle tue newsletter?
Anche in questo caso i simboli non sono solo un elemento decorativo: i simboli aumentano il tasso di apertura delle email.
Come lo so? Ho letto la ricerca di Experian: le emoji nell’oggetto delle email, nel 56% dei casi, hanno aumentato l’open rate.
Ora vuoi inserirle nella tua prossima newsletter, lo sapevo. E, allora, copia e incolla queste emoji. Sono quelle che hanno dato i migliori risultati.
♥ ★ ☼ ♫ ☀ ✿ ☆ ♡ ⇛ ☺ ❤ ✈ ✞ ➝ ☂
Emoji: consigli a portar via
Dopo questa carrellata di esempi di comunicazione ed emoji, forse sono più chiari i motivi che hanno spinto l’Oxford Dictionaries a inserire Face with Tears of Joy nel vocabolario. Fatto sta che io sono una copy quindi, in futuro, non vorrei trovarmi a decifrare testi. Vorrei continuare a leggerli. Non credere che il mio sia un timore infondato: sai che Fred Benenson ha tradotto Moby Dick, il celebre romanzo di Herman Melville, con le emoji? Si intitola Emoji Dick.
Ora segnati questi consigli per usare al meglio le emoji:
- non lasciarti prendere la mano. Usale quando aggiungono qualcosa ai tuoi testi;
- devono sempre essere coerenti con il messaggio;
- nelle DEM fai sempre degli A/B test per vedere quelle che portano migliori risultati;
- ricorda che ogni paese ha le sue emoji preferite;
- usale per arricchire le tue grafiche social;
- sfruttale per realizzare tweet verticali;
- crea una netiquette su come farne buon uso per la tua comunicazione aziendale.
… emoji emoji soltanto emoji, emoji tra noi. ♫ Dai: anche così la canzone non suona male. Allora Mina l’avvisi tu o la chiamo io?