Sin da piccoli siamo abituati a dare i nomi alle cose – il cane che diventa il baubau, prima di diventare un cane vero con un nome vero (tipo Page), la ferita che si trasforma in bua, l’orsetto bianco di pezza che chiamiamo Caccolino che si prepara a diventare un figlio vero. E allora, quando arriva il momento di un vero bebè, lì giù con altre liste di nomi (tra cui persino Chanel).
Quando cresciamo, però, è come se qualcosa dentro ci si atrofizzasse. Quel qualcosa chiamato “fantasia”. Per questo, il giorno in cui ci viene l’idea imprenditoriale del secolo ci ritroviamo paralizzati, senza risposte di fronte alla domanda: “E adesso che nome le do?”. Oppure siamo copywriter alle prime armi e abbiamo bisogno di rimpolpare la nostra dispensa fantastica con idee, stimoli, nuovi strumenti. Il risultato, però, in entrambi i casi è lo stesso: il brand name non riusciamo a partorirlo.
Se il brand name non esce, tu non uscire da questo post perché stai per leggere consigli utili e scaricare un file che ti aiuterà. Per davvero.
Le 3 grandi famiglie di nomi aziendali
Prima di passare ai consigli per un buon naming, voglio parlarti in breve delle 3 grandi famiglie di nomi aziendali.
I brand name, infatti, possono essere suddivisi in tre categorie:
- Nomi descrittivi: sono nomi che lasciano poco spazio all’immaginazione, nomi quasi didascalici se vogliamo. Semplici – studiati e rifiniti col cesello – ed efficaci nella loro chiarezza.
- Nomi suggestivi: sono nomi che rimandano alle caratteristiche del prodotto o del brand in maniera originale. Il nesso tra nome e azienda c’è, ma non è urlato. Semmai è sussurrato.
- Nomi arbitrari: sono nomi di fantasia, nomi creativi, evocativi. Spesso mescolano figure di suono, fondono più parole, prendono in prestito termini da vocabolari stranieri.
Per aiutarti a capire meglio, ecco qualche esempio per ciascuna delle categorie.
Nomi descrittivi:
EasyJet
LaserJet
Sottiletta
Nomi suggestivi:
Carta Platino
Fiesta
Crik Crok
Nomi arbitrari:
Wind
Google
Qora
Cosa tenere a mente durante il lavoro di naming
Ora che abbiamo visto le tre grandi famiglie di nomi aziendali, vediamo cosa dovresti tenere a mente durante il tuo lavoro di naming.
Musicalità
C’è una parola che descrive l’impressione poco gradevole che riceve l’orecchio quando si incontrano suoni stridenti. Questa parola è “cacofonia”.
Quando pensi a un nome aziendale, ricordati che l’orecchio vuol essere gratificato, non mortificato. Ripeti il nome ad alta voce. Suona bene? Bene. Un modo per creare musicalità è quello di utilizzare una particolare figura di suono: l’allitterazione.
Visual delle lettere
Ecco, qui ci addentriamo giusto un filino – o dovrei dire un “filetto”? – in ambito grafico, ma tant’è. In fase di naming, pensa non solo al suono delle varie proposte che sottoporrai al cliente; immagina anche il risultato grafico delle stesse. Le lettere dovrebbero legarsi in maniera armoniosa, dovrebbero creare un’immagine fluida. E questo a prescindere dalla font usata.
Evita questi 3 errori
Infine, lascia che ti parli di 3 errori che dovresti evitare:
- 1. Sigle: no, no e ancora no. Le sigle no. Ti prego. Quando vedo le sigle mi sento come i gatti nel momento in cui il padrone li solleva e, dall’alto di un abbraccio traditore, vedono una vasca piena d’acqua ad attenderli.
- 2. Essere troppo didascalico: un conto è creare un nome descrittivo/suggestivo, come Subito ad esempio, un conto è essere fin troppo didascalici, con nomi come PizzAPezzi, per intenderci.
- 3. Usare la geografia: se devi aprire un ristorante messicano a Roma, potrebbe venirti in mente di chiamarlo RomaMex. Evita. La geografia lasciala dov’è, che sta tanto bene lì.
Naming. Qualche strumento utile
Il naming non è un lavoro meccanico, pertanto l’unico strumento di cui davvero hai bisogno è uno: la creatività. Se non ne hai, gli strumenti che ti sto per menzionare ti serviranno a ben poco. Ecco, dovevo dirtelo.
Adesso dismetto i panni da signorina Rottermeier e ti passo un breve elenco di software, siti e simili che uso per l’ideazione di nomi aziendali:
- Dizionario analogico della lingua italiana. Questo non è uno strumento. È lo strumento d’eccellenza.
- Thesaurus.com. Provare per credere.
- Siti di foto stock. Inserisci una parola chiave e lasciati ispirare dalle immagini.
- Google. Un brainstorming tra i motori di ricerca verticali.
- iTunes. Le canzoni possono dare ottimi spunti. Parti anche qui da una parola chiave.
- Wordoid. Generatore automatico di parole originali (nomi arbitrari).
- NameBoy. Un altro generatore automatico di nomi a partire da due parole che dovrai scegliere tu.
E adesso scarica il mio regalo per te
Se un po’ conosci Pennamontata, sai che amiamo coccolare i nostri lettori. Anche se con questo caldo preferiresti, che so, una fornitura di Liuk o un condizionatore fresco di pacca, spero apprezzerai comunque il lavoro che ho fatto per te.
Si tratta di un documento operativo suddiviso in due sezioni: una parte di brief, per far sì che il cliente ti dia quante più informazioni utili per il naming; una parte di consegna lavoro e valutazione delle proposte, per presentare in modo ordinato le tue idee.
Certo, un documento non ti aiuterà a partorire brand name come niente fosse. Ma darà una spinta in più, e un po’ di sano metodo, al tuo estro creativo.