Negli ultimi periodi vai in giro col pannolone. Gli amici e i famigliari ti prendono per pazzo – soprattutto visto il caldo. Ma io so che hai tutte le ragioni per farlo. Hai deciso di aprire Partita Iva, e il cagotto è inevitabile.
Conosco bene quella sensazione che prende alla bocca dello stomaco, dai più chiamata “paura”. Io la definirei più strizza o, per l’appunto, cagotto da freelancitudine. Capisco che pensare di avviare la propria attività, diventare un freelancer a tutti gli effetti non sia una scelta facile. E lo so per il semplice fatto che ci siamo passate, io e la mia pancia. Però oggi sono qui per darti due cose: qualche buona notizia e un tool gratuito che ti tornerà utile se stai per aprire Partita Iva da copywriter o freelancer in generale. Si tratta di un modello di fattura in Excel che ti semplificherà, non poco, nelle operazioni di fatturazione. Lo trovi qui, nell’articolo scritto dal nostro Valerio. Quindi, su, anche se è lunedì regalami un bel sorriso e il pannolone lascialo al tuo nipotino.
Come aprire Partita Iva da copywriter e freelancer
Se stai valutando la possibilità di aprire Partita Iva, avrai probabilmente già sforato (o stai per farlo) il tetto di 5mila euro annui di prestazioni occasionali con ritenuta d’acconto. Si pensa sempre che i 5.000 euro annui siano la soglia oltre la quale occorre aprire la partita iva. A me, per lo meno, è successo così, anche se solo dopo ho scoperto che fiscalmente le cose non funzionano proprio così. Questo discorso, comunque, lo toccheremo a settembre, quando una commercialista esperta e fidata ci farà una panoramica sulle possibilità “fiscali” per i freelancer wannabe.
Se invece “l’effetto gru” fa già parte dei tuoi poteri da copywriter (ossia se hai già “sfondato” il tetto dei 5mila e non hai nessuna valida alternativa alla p.iva), allora ecco che sei giustificato dall’avere il cagotto. Per prima cosa, quello che devi fare è cercare un bravo commercialista.
Il commercialista saprà consigliarti sul migliore regime fiscale da adottare. Probabilmente, se non hai ancora molti clienti e se il giro d’affari è di tutto rispetto, ma ancora non così voluminoso, allora forse ti consiglierà il regime dei minimi. In questo post non voglio spiegarti cos’è e cosa non è, ché sono solo una copywriter e non una consulente fiscale. Voglio solo farti capire, più o meno, l’iter che ti troverai a seguire.
Ricapitolando, ecco le primissime cose da fare per aprire Partita Iva come copywriter:
- Valutare se hai un fatturato superiore ai 5mila euro annui e non hai altre opzioni valide alla p.iva;
- Trovare un bravo commercialista e farti una luuuunga chiacchierata per capire se è il caso di avviare un’attiva in proprio e, eventualmente, a quale regime fiscale aderire, o se c’è qualche agevolazione nella quale rientri;
- Rimboccarti le maniche e cercare taaaanti clienti.
Partita Iva da copywriter aperta. E adesso?
Aprire Partita Iva è semplice e gratuito. Non hai costi. Dovrai solo pagare il commercialista in base agli accordi presi, mensilmente o trimestralmente. Quello che preoccupa chi ha appena aperto Partita Iva sono diverse cose, prime tra tutte:
- Le imposte e i contributi INPS da pagare;
- L’Iva da versare;
- L’incertezza di non avere lavoro ogni mese.
Tasse… Badrone non mi meddere in bendola!
Per le tasse, ok, fai bene a preoccuparti, ma non puoi nemmeno vivere nel terrore. Dovrai pagarne, e anche un bel po’. Ci sarà chi ti consiglierà strani escamotage per evitare di pagare quanto dovresti (io li ho sempre ignorati, fallo anche tu); chi ti terrorizzerà con storie alla Dario Argento del Fisco (se riguardano il secondo anno di attività*, credici); chi ti tranquillizzerà dicendoti che non è niente (presentami codesta persona, ché non credo esista).
En passant: l’IVA è un’imposta (lo dice anche il nome) e anche tutte le altre sono imposte. La tassa è un tributo che paghi indipendentemente dal tuo reddito ma tutti i tributi che sono correlati al reddito (più guadagni e più paghi) sono imposte.
Ok, le tasse sono il vero motivo di cagotto. Però puoi farti fare dei bilancini periodici per capire più o meno quanto stai fatturando e quanto potresti arrivare a pagare, con un margine di errore più o meno sensibile. Questo è il primo consiglio che voglio darti.
Quando parlerai col commercialista, chiedigli esplicitamente che vuoi ti sottoponga con una cadenza, da stabilire assieme, il tuo bilancino contabile. Potrebbe salvarti le tasche e alleviarti da un bel po’ di stress da incognita.
Iva: occhio che non è roba tua
Fa’ finta che l’Iva sia l’audi TT di tuo fratello. Puoi farci un giro, ma alla fine devi rimetterla in garage così come l’hai trovata. Ecco, ricordati questa cosa qui. L’Iva non è roba tua. L’Iva è un giroconto. Te lo dico, perché molti freelancer guardano al conto in banca dimenticandosi che in mezzo a quei soldini ce n’è qualcuno che ogni mese – o trimestre – va reso allo Stato.
Personalmente, i primi due anni di attività pagavo molta Iva, perché non compravo nulla. Adesso, con l’ufficio, ho più spese e quindi riesco anche ad andare a credito (ogni morte di papa).
Se rientrerai nel regime dei minimi, però, non devi preoccuparti dell’Iva. Nel regime dei minimi, infatti, sei esonerato dall’inserire l’Iva in fattura. Rogna in meno.
Cliente bello vientene da me
Fattura, bamboline vudù, sortilegi, pozioni. Provale tutte, ma vedrai che i clienti verranno da te solo se lavorerai bene. E questo posso garantirtelo. Quindi, anche qui: il cagotto del restare senza lavoro fai bene ad averlo. Ma superalo, perché puoi farcela.
Essere copywriter, SEO, fotografi o designer freelancer vuol dire, di base, vivere nell’incertezza. Oggi sai che hai guadagnato 2, domani potresti guadagnare 5, dopodomani 1. Però vuoi mettere la bellezza di fare ogni giorno un lavoro diverso, conoscere un mucchio di persone e lavorare per te stesso? Già solo questa splendida, meravigliosa idea dovrebbe aver sortito l’effetto di un Imodium.
Forza copywriter, puoi farcela. Adesso, hai anche il modello di fattura in Excel per fare tante, tante, tante fatture.