“Devi essere più social” tuona la Francesca online contro la Francesca offline. Inutili le lagnanze di quest’ultima sul tempo che manca: Francesca online non accetta scuse, perché se non sei social non sei nessuno.
Qualche giorno fa, la copywriter master chef e la sous-chef di web content Pennamontata, aka Valentina Falcinelli e Francesca Mattia, si dirigevano alla sede romana dello IED, paradiso di designer e comunicatori. Era venerdì 6 luglio 2012, Roma ardeva oppressa da Caronte o Minosse, o chissà quale altro infernale anticiclone. Ma noi, comunicatrici agguerrite, abbiamo lasciato la fresca e bucolica sede del nostro ufficio e affrontato l’afosa e caotica capitale (con tanto di sciopero dei mezzi pubblici in corso) per accorrere al Personal Branding Day.
Il motivo? Eravamo affamate di consigli sul fantastico mondo del personal branding. E abbiamo trovato un piatto ricco di interventi saporiti e stuzzicanti. A colazione abbiamo inzuppato la nostra curiosità in una tazza di fresco “Self Brand e Personal Brand” versato da Alessandra Colucci, consulente di Brand Care. Non sazie, abbiamo arraffato dal buffet “Le 12 P del Personal Branding”, cotte a puntino da Stefano Principato, consulente di strategie di marketing. Ma, senza nulla togliere agli altri chef, la ciliegina sulla torta è stata lo speech “Personal Brand e Sviluppo personale” tenuto dai due esperti Enrico Bisetto e Damiano Bordignon di Sestyle, con cui noi di Pennamontata condividiamo la passione per il fucsia. Te ne sei accorto?
Ma veniamo al sodo: quello che è emerso alla fine del banchetto è che il personal branding si fa sui social media. Quindi sui social network. Online è meglio assai di offline. Con questo non voglio affatto dire che bisogna abbandonare i contatti reali per quelli virtuali – nel caso stessi già pensando di defollowarmi –, ma che il web, e questo è un fatto, ci consente di arrivare non solo a un pubblico più vasto, ma al pubblico che ci interessa. E velocemente, pure. Tuttavia, instaurare contatti online senza far seguire quelli offline è un po’ come piantare un seme e aspettarsi che cresca un bel fiore senza innaffiarlo.
La migliore strategia di personal branding? Come dicono a Sestyle, “sei tu la chiave”. Io aggiungo, citando Giulio Xhaet, che “essere all-line” è la chiave di volta.
Sopravvivere online se hai vissuto sempre offline
Il mio problema è che ho trascorso buona parte della mia vita offline. E sì, lo ammetto, prima di iniziare a lavorare sul web (pochi mesi orsono), Twitter, Google+ e compagnia bella mi erano sconosciuti come la ricetta del soufflé.
Fermo restando che il soufflé rimane ancora un mistero, ho però iniziato a cinguettare e a plussare. Ancora troppo poco però, tanto che le ramanzine da parte di Valerio, che si tatuerebbe su un braccio “I love Sacher… & Google+”, sono all’ordine del giorno.
Ma come si fa a “vivere” su Twitter o su Google + (non me ne vogliano i linkediniani, gli instantgramiani e i 4squariani, ma per una neofita come me 3 social bastano e avanzano per il momento)? Non è come su un profilo personale di Facebook dove, nonostante le centinaia di amici, si socializza sempre con gli stessi 10. Su FB ti nascondi pure dalla chat per non essere disturbato. Su TW e G+, invece, devi farti vedere e farti notare, avere il “tweet tosto”. Devi contattare le persone che navigano nella tua stessa sfera di interessi, rispondere, menzionare, retwettare, effeeffare, premere +1 a manetta, seguire influencer e opinion leader e, se possibile, entrare nelle loro grazie. Insomma, un sacco di roba.
Ma prima di tutto ciò bisogna rimpolpare cerchie e liste di follower e following. Se mi segui su TW o G+ ti accorgerai facilmente che il mio “bottino” di seguaci è così misero (in quantità, ma non in qualità!) da richiedere l’intervento di un Robin Hood del web che rubi contatti ai ricchi per darli ai poveri. Visto che siffatto eroe non esiste, ecco il mio messaggio ben poco subliminale per te: aggiungimi su Twitter e su Google+.
Social strategy di una copywriter
In attesa di una tua risposta al mio appello, ecco qui la mia linea del tempo social in 4 atti. Al momento sono ferma al punto 2.
Step 1: il primo tweet non si scorda mai…
… ma se non continui Twitter si scorda di te. Dopo lunghi giorni di mutismo, qualche post di rodaggio, qualche timido retweet, ancora il silenzio. Così non va, no, no, no! Se è vero che “siamo quello che Google dice di noi”, non sto messa bene. Se provo a googlare il mio nome come minimo uscirà “forse cercavi…”.
Step 2: condividi ciò che sai
La mattina io leggo il giornale, sai, quell’obsoleto supporto cartaceo. Lo faccio per risvegliare i neuroni, vedere a quanto sta lo spread (e mbe’, che c’è?, una copywriter non può interessarsi all’economia?), e apprendere cose nuove. Un lampo di genio attraversa il mio provato copy-cervello: condividi le notizie interessanti per il tuo network.
Step 3: contatta i wip (web important people)
I vip del web sono molto diversi dai vip da tappeto rosso: si raggiungono con molta più facilità e, soprattutto, parlano con te, perché loro sì che sanno essere social. Posso imparare da loro, seguirli, dialogarci. Sui social la timidezza è bandita.
Step 4: sveglia e caffè, tweet e bidet
Arriverà il giorno in cui avrò uno smartphone e la mattina digiterò “buongiorno” prima di dirlo a una persona in carne e ossa. Non aspettate di vedermi online prima del caffè però, che prima di allora non solo un animale sociale, ma un animale e basta.
E il giorno che verrà il Social Feedback Universale, io… speriamo che me la cavo.
E tu? Come, quando e perché sei approdato sui social network? Qual è la tua social strategy, e quanto ritieni sia importante rispetto al personal branding? Qual è il tuo social preferito? Scusa la raffica di domande, ma cerca di capirmi, sto provando a diventare più social. Vuoi darmi una mano? Condividimi e commentami, il tuo karma social ti ripagherà.